Il Ministero andrà a Bruxelles per chiedere regole speciali per i suini dei “Santuari”: perché è una presa in giro sia per i veterinari pubblici che per gli animalisti

Il 18 novembre si è tenuta a Roma una manifestazione della “Rete dei Santuari”(con alcune migliaia di persone presenti) per richiedere che le misure di controllo della Peste suina africana (PSA) previste dalle normative europee (ed in particolare quelle relative all’abbattimento dei suini laddove la malattia sia confermata) non si applichino ai suini tenuti nei cosiddetti “Santuari”. La rappresentante della Rete, Sara D’Angelo, ha annunciato trionfante che questa istanza dei manifestanti sarà portata a Bruxelles dal Direttore generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari (DGSAF)  del Ministero della Salute Pierdavide Lecchini, che evidentemente la ha ritenuta legittima e giustificata. Queste notizie ci hanno fatto venire dei dubbi sulle reali finalità di tale visita.

La Peste Suina Africana è una malattia infettiva terribile. Uccide quasi il 100% dei suini, dopo giorni o settimane di gravi sofferenze. Non c’è un vaccino, non c’è una cura. Tra i cinghiali, solo una piccola percentuale dei capi che vivono liberi in natura viene colpita da questo virus, molto resistente nell’ambiente. Ma negli allevamenti, e allo stesso modo anche nei rifugi come Cuori Liberi, laddove cioè i suini vengono tenuti in spazi confinati e sono in contatto l’uno con l’altro, tutti vengono colpiti dalla malattia. Se ne sono ben resi conto in quel rifugio (o “Santuario”, che dir si voglia)Cuori Liberi che tanto si erano opposti all’ordinanza di abbattimento: poche settimane dopo la conferma che i suini fossero effettivamente stati colpiti dalla PSA, 31 suini su 40 erano già morti (link con tutta la storia).

Davanti ad una malattia come questa, che ha già ucciso centinaia di milioni di maiali in tutto il mondo, i veterinari hanno poche armi a loro disposizione. Ed in più l’efficacia delle misure sanitarie previste dalle norme è largamente condizionata dalla collaborazione dei detentori dei suini. Sono questi ultimi che – responsabilmente – si devono dar da fare per prevenire l’ingresso della malattia tra i loro animali, adottando adeguate misure di biosicurezza, per prevenire che il virus entri o esca dall’allevamento (o dal rifugio). E dovrebbero, norme alla mano, facilitare gli interventi di abbattimento disposti dalle autorità veterinarie qualora la PSA sia confermata. I rifugi non vogliono sottostare a queste regole.

Sono misure molto severe, ne siamo consapevoli, ma necessarie per interrompere la catena dei contagi e prevenire che si ammalino e muoiano altri suini domestici tenuti in allevamenti o rifugi, oppure i cinghiali che vivono nei paraggi.

In sostanza i rifugi non vogliono sottostare alle stesse regole che si applicano agli allevamenti. La rappresentante della Rete dei Santuari, Sara D’Angelo, ha annunciato trionfante che le loro istanze saranno portate a Bruxelles dal Direttore generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari (DGSAF)  del Ministero della Salute Pierdavide Lecchini.
La richiesta sarà con ogni probabilità presentata domani, lunedì 20 novembre: potrebbe essere una riunione bilaterale Italia-Commissione Europea per rivedere più nei dettagli la situazione Peste Suina Africana in Italia, che desta molte preoccupazioni a Bruxelles. Oppure questo si verificherà nel corso della riunione del Comitato PAFF (Plants, Animals, Feed and Food) che si terrà il 23-24 novembre: l’ordine del giorno della riunione è disponibile nel file seguente; è infatti prevista una discussione sulla PSA. Non è chiaro se l’argomento “rifugi” sarà sollevato ufficialmente nel corso della riunione con tutti gli Stati membri. Le riunioni del Comitato non sono pubbliche, viene solo pubblicato, dopo molte settimane, un breve rendiconto che non entra nei dettagli.

Quando si verificano situazioni simili è prassi per alcuni rappresentanti italiani fare visita a Bruxelles e “portare le istanze” di questo o di quest’altro gruppo di pressione per poi farsi dire di no da quei “cattivoni” della Commissione Europea.
E così si risolve il problema, evitando di prendersi responsabilità. Ma non si tiene conto che la credibilità del Ministero, davanti ai veterinari pubblici italiani che devono ogni giorno fronteggiare un problema complesso e difficile come la PSA, diminuisce sempre più. Si può pensare che la PSA sarà adeguatamente contenuta in Italia se questo è l’atteggiamento di chi riveste i ruoli di maggiore responsabilità?
Noi pensiamo di no.
Infine ci chiediamo se alle persone scese in piazza a manifestare non sia mai venuto il dubbio che le istanze di modifica delle norme saranno portate a Bruxelles dal Ministero della Salute nella consapevolezza che la Commissione Europea dirà di no.

Ma le norme che possono evitare che i suini tenuti nei rifugi siano abbattuti in caso di PSA già esistono. – Lo abbiamo spiegato in questo articolo: Si poteva evitare di abbattere i suini del Rifugio Cuori Liberi? – Sono molto stringenti, è vero, ma se il Ministero della Salute volesse, potrebbe farle applicare da subito, a dimostrazione di un reale volontà di rispondere positivamente alle richieste avanzate dalla rete dei Santuari . E così facendo sarebbe anche più credibile nelle proprie eventuali richieste di rendere le norme europee ancora più flessibili.

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